Ragosta Maria Chiara
10 lug 2024
🏭 Ricorre oggi l’anniversario del Disastro di Seveso, uno dei più gravi incidenti ambientali della storia italiana.
Il 10 luglio 1976 una nube di diossina si è sprigionata dalla fabbrica di cosmetici dell’Icmesa a Seveso, in Brianza. La fabbrica produceva triclorofenolo, che sopra i 156 gradi si trasforma in Tcdd, una varietà di diossina particolarmente tossica. E quel giorno, per un incidente in un reattore, la temperatura era salita fino a 500 gradi.
In poco tempo l’area circostante è stata contaminata dal Tcdd, che può causare tumori e danni gravi al sistema nervoso, a quello cardiocircolatorio, al fegato e ai reni. Inoltre riduce la fertilità e, nelle donne incinte, può provocare malformazioni al feto e aborti spontanei.
Gli effetti immediati sulla popolazione sono stati evidenti soprattutto da un punto di vista dermatologico: già dopo due giorni sono comparsi i primi casi di cloracne.
Per valutare la mortalità a lungo termine legata alla diossina sono stati realizzati vari studi. Il programma di monitoraggio ha coinvolto circa 280.000 persone nell’area brianzola, di cui quasi 6.000 residenti nelle aree più colpite. La ricerca ha preso in esame il 99% di tutti i soggetti coinvolti.
Gli effetti dell’incidente di Seveso però non si limitano ai tumori: nelle zone A e B sono stati osservati anche incrementi della mortalità per malattie circolatorie nei primi anni dopo l’incidente, di malattie croniche ostruttive dei polmoni e di diabete mellito fra le donne.
Ad oggi viene riconosciuto come uno dei disastri più significativi in Italia, sia per la persistenza dei danni che per gli effetti sulla legislazione industriale e ambientale italiana e a livello europeo.
Porta il suo nome infatti la Direttiva Seveso (nella sua prima versione Direttiva 501/82/CEE) è la norma europea tesa alla prevenzione ed al controllo dei rischi di accadimento di incidenti rilevanti, connessi con determinate sostanze classificate pericolose. L’ultima edizione della Direttiva Seveso (2012/18/UE cd. “Seveso III”) è stata recepita con il decreto legislativo n. 105 del 26 giugno 2015.
Fonte: Istituto Superiore di Sanità